Insieme a me Claudio e Sofia, ormai al terzo viaggio insieme a loro che fanno parte dello storico Gruppo Elba, per la prima volta in estate, un’organizzazione impeccabile fino al minimo dettaglio, un meteo perfetto lungo tutte le dieci tappe del viaggio, dei paesaggi mozzafiato in cima al Galibier e alla Bonette, senza nulla togliere a salite come l’Iseran o l’Izoard (tanto per nominarne due).
PACKING UP
La checklist aperta sullo schermo del computer, tutta la roba sparpagliata sul letto, sempre la solita domanda attanaglia il cicloviaggiatore di turno: cosa togliere? Bene, cominciamo subito con una maglietta in meno, poi un’altra da bici, via anche quella. Il sacco a pelo dove lo metto? Bella domanda, vabeh ci pensiamo dopo, lo appoggio per terra.
L’accappatoio lo porto o vado di asciugamano? In un primo momento lo metto da parte, poi visto che cambia poco lo ributto dentro. Pile pesante obbligatorio perchè farà freddo in montagna, un pile leggero sostituisce una felpa, meno ingombrante, ma anche meno sfruttabile per esempio al mare, decido di azzardarla, vada per il pile leggero. Trovo il posto anche per il netbook che ho preso apposta per portarlo via in questo viaggio, un po’ di peso ma un ingombro relativamente onesto, il borsone laterale destro è la morte sua.
Il numero perfetto è il tre? Così dicono, per cui tre mutande e tre calze, ormai su questo non sgarro più da qualche viaggio. Il vero dilemma, invece, sono i vestiti non da bici, pantalone della tuta è dentro insieme a un pantalone che può diventare anche corto, la maglietta della vacanza è d’obbligo, quella di Inzago in Bici idem, ne butto dentro una che posso usare anche a pedalare che non ingombra nulla (come tutte le cose che decidi di portare, non ingombra mai niente, chissà come mai) e a dormire si vedrà al momento come organizzarsi.
Nel borsone orizzontale tenda e materassino, abbigliamento antipioggia, sandali, attrezzi per la bici, gavetta e cavalletto, qualcosa da mangiare e i vari caricatori tecnologici che pesano un botto. Nei buchi rimasti infilo il beauty e il sacchettino con i medicinali, perfetto, posso chiudere le borse!!!
Metto tutto sul letto nelle bellissime Ortlieb arancioni, che storia ci ho fatto stare tutto senza problemi, poi abbasso lo sguardo. Cazzo il sacco a pelo!
Domani alle 8:00 si parte, minuto più minuto meno, sarò in sella per dare inizio a questa nuova avventura!!! Appuntamento fissato per le 10:30 sotto il cartellone delle partenze della Stazione Centrale di Milano, qui si compatterà il gruppo e al fischio del capotreno inizierà ufficialmente la Route des Grandes Alpes & Verdon 2011.
Non è più il tempo delle cartine su un monitor o di studiare altimetrie e dislivelli vari, di cercare quale strada sia meglio di un’altra o di vedere se in quel paesino ci sia o meno un campeggio. Da domani finalmente saremo sul posto, carichi in tutto e per tutto!!! Si parte, la Route è là che ci sta aspettando con le sue salite tortuose e i suoi paesaggi mozzafiato, ci regalerà momenti indimenticabili, ma sappiamo che ci giocherà sicuramente qualche brutto tiro. Questa è la strada e va presa così. LET’S KEEP GOING!
INZAGO – AOSTA
Piazzato l’accampamento al camping Montebianco di Sarre, paese dalle mille frazioni (noi siamo a Saint Maurice) a pochi chilometri dal centro di Aosta. Il viaggio scorre tranquillo, partenza super anticipata da casa e dopo aver atteso Sofia al ponte di Cernusco prendiamo la rotta della Stazione Centrale. In perfetto orario arriva anche il mitico Claudio, binario annunciato e in men che non si dica carichiamo i destrieri sul vagone per le biciclette, siamo solo noi tre in bici per cui non abbiamo nemmeno lo sbattimento di scaricare le borse, ci va di lusso!
Arriviamo a Chivasso in perfetto orario, cambio di binario e saliamo al volo sul treno per Aosta, non abbiamo ancora capito se era il nostro o quello prima, sta di fatto che il simbolo delle bici c’era, per cui senza pensarci su troppo ci siamo buttati dentro.
Un’oretta abbondante di viaggio tra i monti e le nuvole e siamo a destinazione, la fame ci coglie di sorpresa, pizza al trancio al volo e poi alla ricerca di un supermercato per la spesa di stasera e di domani mattina: salamino della zona, grana, yogurt, barrette e cioccolato che non può mancare.
Coperti con il kway a causa di quella maledetta pioggerellina balorda imbocchiamo la strada del Piccolo San Bernardo fino a Sarre, sterzata a sinistra e senza neanche fermarci il ragazzo del campeggio ci guida di corsa alla zona per le tende, in modo da montare l’accampamento prima che aumenti la pioggia. Pronti via le tende è come se si montassero da sole, sotto una pineta tattica e con un gazebo a disposizione con tanto di tavolo siamo pronti per una pennica pomeridiana in attesa di gustarci un bel piatto di pizzoccheri in busta, non saranno come gli originali, ma di sicuro è un bel modo di cominciare la vacanza!
AOSTA – SEEZ / PICCOLO SAN BERNARDO
Et voilà, la prima tappa è andata, siamo già piazzati nel campeggio Le Reclus di Seez, ai piedi del versante francese del Piccolo San Bernardo, ma andiamo con ordine, perchè la giornata è stata lunga.
Pronti via, sveglia ore 6:30, svolte le operazioni di smontaggio e riempimento borse, ovviamente in maniera diversa da quella di ieri, eccoci pronti a partire dando ufficialmente inizio con la prima pedalata alla Route des Grandes Alpes & Verdon.
I primi chilometri sulla statale sono abbastanza trafficati, un continuo saliscendi con netta superiorità del “sali” sul “scendi”, ma su questo possiamo sorvolare. Dopo circa 25 km di strada arriviamo al bivio per il Colle del Piccolo San Bernardo, si attraversa il bel paesino di Pré Saint Didier e si comincia a salire. Diversi tornanti si susseguono nella prima parte e sulle prime rampe il sorpasso da parte di un tizio con gli ski-roll, beh, diciamo che ti manda il morale un po’ in basso!
Ad un certo punto, quando sia Claudio che Sofia mi hanno già distanziato uno scoiattolo fa capolino sul ciglio della strada e comincia a corrermi di fianco incitandomi con i suoi squittii. In realtà ha fatto si capolino sulla strada, ma non ho avuto neanche il tempo di accendere la macchina fotografica che se n’era già andato tra gli alberi.
Le pendenze in questo primo tratto non sono proibitive e fino a La Thuile nessuno riscontra problemi, ma essendo mezzogiorno decidiamo di fermarci a mangiare qualcosa e il minimarket fa proprio al mio caso (più che altro il mio): un panino con prosciutto e formaggio, una coca-cola fresca e una fantastica brioche al cioccolato in cui ci metto dentro per abbondare un pezzo di tavoletta al cioccolato comprata il giorno prima, così tanto per gradire un bel pranzetto calorico, con tutto questo nello stomaco arrivo facile in cima.
E invece, prima la pioggia che ci costringe a ritardare la ripartenza e a tirare fuori l’attrezzatura antipioggia, poi il vento contrario ci fa intendere che questa vetta ce la dobbiamo guadagnare fino in fondo!!! Abbandonato a me stesso dai compagni di viaggio che vedo in lontananza a un centinaio di metri raggiungo finalmente la cima dopo gli ultimi due chilometri in cui la ruota faceva un po’ quello che voleva lei!
Il cielo è coperto e di certo non fa caldo, ma la foto davanti al cartello (e ne vedrete molte altre) non ce la toglie nessuno!
Dalla cima in poi è tutta discesa, 30 km di puro godimento, nessuna parte del corpo esposta all’aria, nessun punto pericoloso e pendenze che ti fanno toccare i freni soltanto nei tornanti, davvero un’ottima discesa fino al paesino di Seez, appena prima del ben più famoso Bourg-Saint-Maurice.
Al campeggio Le Reclus ci offrono all’ottimo prezzo di 23,40 € una piazzola che fa il caso nostro, abbiamo anche dei tavolini di fianco, proprio quello che ci serve per gustarci il nostro risotto stasera, o anche subito perchè sinceramente ho una fame bestiale!
SEEZ – MODANE / ISERAN
Parafrasando la celebre frase del mitico Buzz Lightyear forse riesco a dare in qualche modo l’idea di com’è questo Col de l’Iseran, se non ci siete ancora arrivati ve lo dico subito: infinito!
Sspendo che oggi ci sono tanti chilometri da fare decidiamo di svegliarci una mezz’ora prima e appurato che tra operazioni di smontaggio e colazione ci mettiamo due ore alle 8:00 in punto siamo in sella. La strada per l’Iseran è proprio fuori dal campeggio, una volta presa non si può più sbagliare. La salita si divide in due tratti ben distinti e diversi tra loro, il primo nel bosco e con un traffico a volte abbastanza fastidioso, il secondo molto più paesaggistico e suggestivo, insomma il vero Col de l’Iseran.
Nel mezzo un bel tratto di una decina di chilometri di falsopiano e gallerie che costeggia la diga di Tignes e ci porta fino a Val d’Isère, una breve sosta rifocillatrice e poi di nuovo in sella, é quasi mezzogiorno e ci mancano 15 chilometri alla vetta, non ci resta che pedalare.
Quando però il vento é a favore pedalare é un piacere, fino al ponte sul fiume non abbiamo problemi, poi la strada svolta e il vento cambia ad ogni tornante, ma con un paesaggio del genere é facile scordarsi delle raffiche!!
Per ben due volte le marmotte attirano la nostra attenzione, addirittura una si trova sul ciglio della strada bellamente spaparanzata sotto il sole, in men che non si dica si dilegua un po’ come lo scoiattolo di ieri, però non possso lamentarmi, in soli due giorni uno scoiattollo e una marmotta a bordo strada.
A parte questo incontro ci imbattiamo con poca gente, per lo più motociclisti che dobbiamo ammettere non danno alcun fastidio e portano un gran rispetto ai loro cugini su due ruote! La salita é ancora lunga e i cartelli sulla strada a volte danno l’impressione che i chilometri non passino mai, ne mancano cinque, poi quattro, tre, due, quando poi ne manca uno quello é sempre quello più lungo, infinito come l’intera salita, per di più tutto controvento, ma dopo 46 chilometri di cui più di trenta in salita si ha la forza per dare le ultime pedalate e raggiungere i 2770 metri del Col de l’Iseran!
Il vento ci suggerisce di muoverci, in picchiata per i primi chilometri poi la strada é una dolce discesa da pedalare nel fondovalle, la vera sorpresa, ma potevamo aspettarcelo, é il vento contrario, tremendo, che ti sbatte in faccia, che ti ammazza peggio della salita.
Facciamo una fatica bestiale ad andare avanti in certi punti e quando sono ormai le 17:30 passata decidiamo di fermarci a Modane invece che proseguire fino a Saint-Michel-de-Maurienne accorciando la tappa di una quindicina di chiloemetri che speriamo domani siano senza il vento di oggi pomeriggio.
Belli cotti montiamo le tende, cena improvvisata con passato di verdura (ebbene si, avete letto bene, passato di verdura!!!) e una tisana riscaldante prima di rifugiarci in tenda da dove vi sto scrivendo!
Domani la giornata é davvero dura, ci aspetta l’accoppiata Telegraphe e Galibier tanto cara al Tour de France e per l’occasione ci raggiungeranno a Valloire Federico e la sua ragazza, per percorrere insieme i famosi tornanti del re delle Alpi!!!
MODANE – BRIANCON / TELEGRAPHE & GALIBIER
Non so da dove cominciare, tantissime cose in questa incredibile giornata piena di emozioni, facciamo che cercherò di essere lucido nel raccontarla!!! Si parte da Modane alle 8:00 in punto ed é subito una libidine, 18 km di discesa su strada larga e con pochissime curve: numero di volte in cui ho toccato i freni uguale a zero.
In poco più di mezz’ora siamo all’inizio della salita del Telegraphe. Questo colle, famoso per essere l’antipasto ideale del mitico Galibier, si può benissimo definire bastardo, ma proprio dentro. L’inizio è pedalabile, ma pian piano che si avanza la strada si impenna fino a punte del 9% che si fanno sentire per bene sulle nostre gambe. Circa a metà salita una Punto rossa si accosta strombazzando allegramente, il mitico Federico in compagnia della sua ragazza Elena è venuto a trovarci e in auto si sta portando a Valloire, per poter poi pedalare insieme a noi fino in cima al Galibier. Un saluto veloce prima di ripartire e ci spariamo gli ultimi chilometri fino in vetta!
Dalla sommità del Telegraphe a Valloire ci sono 5 km di discesa, anche qui si lasciano andare i freni e in men che non si dica siamo nell’abitato di Valloire. Fede ed Elena sono pronti, noi facciamo una piccola spesa per il pranzo e attacchiamo il re delle Alpi, il mitico Col du Galibier, la salita che ha consacrato i più grandi miti del ciclismo mondiale e che oggi farà altre vittime!!! I primi chilometri scorrono via tra una chiacchiera e l’ altra, facciamo un po’ l’elastico, ma riusciamo a restare abbastanza uniti, il bello è sentire le due donne parlare all’infinito senza il minimo fiatone. Da notare tra l’altro che per Elena questo è il battesimo delle grandi salite, di sicuro tutte le altre d’ora in poi saranno una passeggiata!
Per la prima volta dall’inizio del viaggio devo mettere l’ultimo rapporto, le pendenze sono devastanti e quando mancano 8 km alla vetta decidiamo di fare una pausa approfittando di una fontana per fare rifornimento. Il caldo oggi è un fattore, zero nuvole in cielo, vento praticamente assente e una limpidezza da far paura. Una giornata migliore non avremmo potuto nemmeno sognarla!
Conclusa la breve sosta è ora di rimettersi in sella, gli ultimi famosi 8 km del Galibier, i più duri, quelli che non finiscono mai. Si va avanti a 5 km/h, a volte abbasso lo sguardo e il contachilometri segna un misero 4.5 km/h, forse è ora di fermarsi a mangiare, non ci sto più dentro. Due panini con prosciutto e uno con dentro del cioccolato mi sembrano un ottimo modo per ridare forza alle gambe. Infatti sotto i tanti “Chapeux” e “Bon courage” ricevuti dagli altri ciclisti che ci sorpassano e dei bambini sulle auto maciniamo qualche chilometro spingendo forte sui pedali!
Quando mancano ormai due chilometri si pensa di avercela fatta, ma non è affatto così, la sindrome dell’ultimo chilometro ci assale ancora e quando sono a 200 metri dal traguardo mi devo fermare, l’arrivo è lì a portata di mano, ma sembra ancora lontanissimo!
Rimetto la scarpa nel puntapiedi, Claudio ha già raggiunto la cima da un bel pezzo, Fede, Elena e Sofia mi hanno preceduto di poco, negli ultimi 200 metri sarà il vento freddo, sarà l’emozione, ma la pelle d’oca è alta un metro, cazzo sono in cima al Galibier!
Baci e abbracci con tutti gli altri, qualche turista ci guarda straniti, uno mi picchia la mano sulla spalla, mi sa che vedere tre persone con tutto sto carico in cima ai 2645 metri del re delle Alpi non è da tutti i giorni!!! Sotto il cartello c’è un casino di gente, aspettiamo il momento adatto per guadagnare il nostro momento di gloria, tutti sotto per una foto che resterà per molto tempo impressa nella mente.
Prima di ripartire non possiamo non salire a piedi lungo il sentiero che porta alla tavola di orientamento della zona, il cielo è completamente libero da nuvole e le Alpi sono uno spettacolo unico. Ora però bisogna ripartire, salutiamo e ringraziamo della fantastica compagnia Federico ed Elena che scenderanno per lo stesso versante, noi ci buttiamo in picchiata verso Briancon, passando per il posto in cui qualche settimana fa ho potuto ammirare le gesta dei ciclisti del Tour de France.
Arriviamo a Briancon dopo le 18:30, spesa e poi campeggio, stanchi, ma pienamente soddisfatti. La cena per me e Claudio è a base di un prelibato cassoulet, per Sofia una zuppa dal colore verdastro che a questo giro non abbiamo voluto assaggiare!
Domani è il turno dell’Izoard, tappa più breve, una cinquantina di chilometri fino a Guillestre con la sveglia ritardata di un’ora per recuperare un po’ di forze. Sto riguardando le foto per caricarle, beh ragazzi, che tappa!
BRIANCON – GUILLESTRE / IZOARD
La giornata di oggi comincia più tardi delle altre, infatti vista la relativa brevità della tappa decidiamo di puntare la sveglia alle 7:00. Peccato che tra una roba e l’altra prima della 9:00 non usciamo dal campeggio.
Il primo obiettivo della giornata è andare a comprare un materassino nuovo, mentre Claudio e Sofia sono a fare la spesa per il pranzo al Carrefour di Briancon io mi dirigo verso l’Intersport. Il materassino è lì che mi guarda, soltanto 18 €, prendo, pago, esco, svuoto il borsone e rimpiazzo il vecchio (e buco) materassino con quello nuovo, addio vecchio compagno di dormite, da oggi riposerai nel cassonetto di Briancon!
Raggiunto il primo obiettivo non resta che puntare al secondo, ovvero, scalare il Col de l’Izoard!!! La salita misura circa 19 km di lunghezza, pendenze che raggiungono anche il 9% in alcuni tratti, qualche tratto in contropendenza nella prima parte e un paesaggio da urlo nella seconda. Anche oggi il cielo è terso come non mai, fa un caldo incredibile, si beve che è un piacere e ci si ferma diverse volte con la scusa di scattare qualche foto.
Oggi vado su abbastanza bene, ma circa a metà salita mi accorgo che un raggio della ruota posteriore è rotto, tra il mio dolce peso e il carico ha pensato bene di non lavorare più, non posso certo biasimarlo!!! Nonostante questo c’è soltanto una cosa da fare, tirare avanti, ma quando ad un certo punto le gambe decidono di non rispondere ai comandi, beh, non resta che lasciarsi spingere indietro dall’asfalto e andare su lentamente, tirare il fiato un attimo e poi riprendere a spingere come si deve.
L’Izoard è molto particolare, infatti si rimane tra gli abeti fin dopo i 2000 metri, solo gli ultimi 2 km sono fuori dalla vegetazione. Eccoli gli ultimi tornanti, si vedono guardando verso l’alto, manca ancora un botto!
Come ieri sul Galibier un tizio appostato su una curva scatta una foto ad ogni ciclista e ti corre incontro dandoti il bigliettino con il sito dove sarà possibile acquistarla, pazzesco, ma di sicuro andrò a vederla.
Tornante, rettilineo, tornante e finalmente vedo la fine, rapporto più duro e concludo in bellezza alzandomi sui pedali, taglio il traguardo e l’acido lattico è ai massimi livelli, anche scendere dalla bici richiede una certa tecnica!!!
Anche oggi dobbiamo attendere il nostro turno per poter scattare la foto, ma quando questo arriva lo possiamo dire, siamo i migliori!
Cincischiamo un po’ in vetta, io e Sofia decidiamo di salire a piedi lungo un sentierino che porta ad un punto panoramico, cavalletto alla mano e qualche foto spettacolare ad entrambi i versanti di questa mitica salita. Mandiamo giù un boccone veloce prima di inforcare le bici e buttarci in discesa. A differenza delle altre, questa è una di quelle discese da godersi andando piano, ammirando ogni angolo di quel paradiso che è la Casse Desérte, spettacolare!
Dopo pochi chilometri si giunge ad Arvieux, non c’è nessun ciclista, ma la sosta pranzo non ce la leva nessuno. Ci abbuffiamo per bene prima di scendere verso Guillestre e qui abbiamo la bellissima sorpresa di un paesaggio spettacolare, una valle scavata nella roccia, una sorta di antipasto di Verdon, stiamo pedalando nelle Combe des Queyras, difficile andare troppo veloci!
Arriviamo a Guillestre dopo quattro ore di pedalata, niente rispetto ai giorni scorsi, facciamo la spesa e poi ci dividiamo, Sofia e Claudio vanno direttamente in campeggio, io attendo il ciclista che possa ripararmi il raggio rotto. Dopo un’oretta la ruota è come nuova, all’inizio mi sembra ancora storta, ma dopo un rapido controllo in campeggio mi accorgo che è il copertone montato male, domani lo sistemeremo con più calma.
Tornando a cose ben più interessanti dopo giornate dure come quella di oggi, stasera la cena è una prelibatezza, o meglio, per me e Claudio, perchè Sofia decide di bissare la zuppa, mentre noi ci pappiamo delle fenomenali “salsicce avec baguette” che tutto il campeggio ci invidia!
Insomma, anche l’Izoard è alle spalle, domani tocca al Col de Vars, forse meno famoso, forse meno duro, ma di sicuro da non sottovalutare, di certo però con questo materassino dormirò sonni più comodi!!!
GUILLESTRE – JAUSIERS / VARS
Oggi per il terzetto delle meraviglie una tappa leggera, per modo di dire ovviamente. Infatti i chilometri totali sono soltanto 43 per un tempo in sella di poco inferiore alle tre ore e mezza, diciamo che rispetto agli altri giorni è stata una passeggiata, ma con di mezzo il Col de Vars.
La salita possiamo dividerla in tre parti, la prima durissima con punte del 9%, la seconda in falsopiano fino a Les Claux e poi l’ultimo meno impegnativo, ma di gran lunga più bello paesaggisticamente fino in vetta.
Le gambe stamattina giravano che era un piacere, dopo una sosta ricompattatrice del gruppo prima del falsopiano decido che è giunta l’ora di fare uno spuntino come si deve, per cui a Les Claux mi fermo e assalto una patisserie!!!
Con la forza data da questa fantastica tartelette riesco ad affrontare gli ultimi chilometri, mi fermo un po’ a scattare qualche foto alle Crete de Vars alla nostra destra e poi proseguo sulle ultime asperità di giornata, almeno per oggi non c’è stata nessuna sindrome dell’ultimo chilometro!
Visto il meteo che offre un sole spaccapietre e un vento praticamente nullo ci appostiamo su una pachina per pranzare, tiriamo fuori le cibarie e diamo il via al banchetto seguito a ruota dalla ormai classica foto!!!
Bene, il grosso della tappa è andato, ci aspettano una ventina di chilometri di discesa su un asfalto in pessime condizioni, strada tecnica e freni utilizzati al massimo fino a Saint-Paul-sur-Ubaye, da qui in poi invece l’asfalto torna liscio come l’olio. Attraversando almeno quattro volte il fiume ci spingiamo verso il basso nella valle dell’Ubaye, l’acqua è cristallina e Jausiers è ormai a un passo!
La tizia del campeggio in un primo momento ci dice che non c’è posto, rimaniamo un po’ di sasso visto che c’è un immenso prato vuoto, infatti poco dopo ci dice di piazzarci sotto un pioppo, perfetto, tende all’ombra e tutto il tempo necessario per fare le cose con calma e rilassarsi un po’ visto che sono le 14:30!
Lavo un po’ di roba (tipo le mutande magari) e faccio un salto in paese, un gelato non me lo toglie nessuno!!! Poco dopo ritorniamo al paesello per una spesa al minimarket, stasera cena delle grandi occasioni: maccheroni con tonno e olive, per secondo wurstel e salame di cinghiale, il tutto accompagnato da un formaggio della zona, ma a noi chi cazzo ci ammazza?
Beh, direi che dalla piazza di Jausiers (con il WiFi gratuito) è tutto amici sportivi, domani ci attende la cima della Bonette, tanta roba! Let’s keep going!
JAUSIERS – SAINT-SAVEUR-SUR-TINEE / BONETTE
Non saprei proprio come iniziare, forse dicendo che abbiamo percorso una salita strepitosa non rende affatto l’idea, no, credo proprio di no!
Si parte davvero presto oggi, alle otto meno dieci siamo già in sella e il cartello “Col de la Bonette” è proprio fuori dal campeggio, riscaldamento zero e siamo già in salita, così, di botto. Ovviamente non si può forzare in queste condizioni e infatti andiamo su tranquillamente tutti e tre insieme. A differenza degli altri passi questo è molto più isolato, difatti già nei primi chilometri il paesaggio è incontaminato, valle molto aperta e vista meravigliosa!
Dopo una decina di chilometri approfitto di una sosta per piantare il cavalletto e girare un video con tutti e tre uno dietro l’altro, bene, il video viene perfettamente, peccato che sollevando la bici per la sella il lato sinistro di questa mi rimane in mano. In un primo momento panico, poi tiriamo fuori lo scotch e iniziamo l’operazione chirurgica. Arrotola un po’ di qui e di là e la sella sta in piedi, regge il peso e posso continuare la mia scalata. L’idea di non poter proseguire non stava nè in cielo nè in terra!
Dei 24 km di ascesa ben dieci sono oltre i 2000 metri, il passo più alto d’Europa, se il Galibier è il re, questa può benissimo essere la regina delle Alpi!
Una sosta spuntino è il momento ideale per cimentarsi con la nuova specialità olimpica del salto del ruscello, poi di nuovo in bici per gli ultimi chilometri a dir poco spettacolari. Anche oggi il meteo è dalla nostra parte, la Bonette è famosa per i suoi repentini cambi d’umore, si parte con il sole e si arriva con la neve, più di uno in campeggio ce l’aveva detto, ma per fortuna non è un giorno di quelli, in maniche corte tutto il tempo con un sole tremendo e vento quasi assente!
Da qui in poi ognuno va con il proprio passo, Claudio va in fuga, Sofia si attarda un poco e il sottoscritto sta nella terra di nessuno, approfittando di ogni angolo per qualche scatto o ripresa (tutte scuse per tirare il fiato e far riposare le gambe).
Si va avanti, keep going, keep going, chilometro dopo chilometro, sotto gli incitamenti di chi ti sorpassa e i pollici alzati delle macchine che scendono, si riesce a tirare fuori tutta la forza necessaria per spingere la bici fino all’ultimo chilometro. A sinistra si scende direttamente passando il Col du Restefond, andando dritto si fa il giro della cima ovvero fino al Col de la Bonette.
Ovviamente si va dritto e in un chilometro si prendono 100 metri di dislivello, pendenza superiore al 9%, gambe ormai pesanti, ma la voglia di arrivare in cima è troppa, dai che ci siamo!
La strada gira verso sinistra, si vede la pietra che significa l’arrivo, stremato e con una faccia distrutta arrivo in cima, siamo sul tetto d’Europa, sulla cima più alta della nostra Route des Grandes Alpes & Verdon, sulla salita che più di tutte ha ispirato questo viaggio, la pelle d’oca c’è e si vede, anche la Bonette è nostra!
Ci stiamo per vestire per scendere quando un ciclista appoggia la sua bici di fianco a quella di Claudio, guardo, riguardo bene, non ci posso credere, è Ben del team Rapha Continental, quello che avevo già incontrato sul Monginevro durante il Tour de France, una coicidenza pazzesca, un grande!
Mi avvicino e cominciamo a parlare, non c’è niente da dire, è un grande!!! Riceviamo pure l’invito per un giro in California, beh, why not è stata la risposta. Stiamo in cima una buona mezz’oretta, salutiamo Ben (che scenderà con noi per poi risalire dall’altro versante facendosi la Bonette due volte) e cominciamo la picchiata!
Facciamo una breve sosta pranzo a Saint-Etienne-sur-Tinee e completamente controvento scendiamo fino a Saint-Saveur-sur-Tinee dopo ben 50 km di discesa. Il contachilometri segna ottanta tondi tondi, siamo a circa 500 metri sul livello del mare, il campeggio è proprio sulla strada del Col de la Couillole che dovremo affrontare domani, cena super con zuppetta (beh, mica tanto super) e poi l’ormai classico cassoulet, ma stavolta 840 grammi in due!
SAINT-SAVEUR-SUR-TINEE – GUILLAMES / COUILLOLE & VALBERG
Settima tappa del viaggio, quella originale doveva arrivare fino al Lac du Castillon, ma visto il meteo sempre perfetto dei giorni precedenti abbiamo giorni da vendere. Indi per cui decidiamo di accorciare la tappa e a dire la verità non so se quella prevista sarebbe stata fattibile, anzi, direi proprio che sarebbe stata una mazzata incredibile!
Lasciamo il campeggio verso le otto e mezza e la strada comincia subito a salire, sede stradale molto stretta e asfalto non ottimale, ma paesaggio anche oggi davvero bello. Completamente diverso da quello alpino dei giorni scorsi, non lo si può paragonare agli altri passi, qui siamo in mezzo ad una gola con le gallerie scavate nella roccia e vegetazione che ricorda già la macchia mediterranea, personalmente in alcuni tratti mi ha ricordato molto il Col de Sorba che ho fatto lo scorso anno in Corsica!
L’altitudine più bassa si fa sentire, le temperature sono molto alte e il caldo oggi è per certi momenti insopportabile, si beve e ci si bagna un sacco, ma per fortuna molti tratti sono all’ombra.
La salita non è affatto da sottovalutare, anche le pendenze sono notevoli in alcuni punti, ma questa mattina mi sento davvero bene e spingo sui pedali che è un piacere, il diesel viene fuori alla distanza, peccato però che gli hors categorie siano già tutti andati!
Dopo 11 km si arriva a Roubion, uno splendido paesello arrocato, devio per entrare nel borgo, ma Claudio e Sofia non avendomi visto tirano dritto, tutto un tratto si vedono arrivare il sottoscritto da dietro, ma non dovevi essere avanti?!
Malinteso a parte la salita prosegue, si abbandona la stretta valle che si scorge ancora più in basso e si scollina il Col de la Couillole a 1678 metri di altezza!
Non essendoci niente in cima optiamo per scendere verso Beuil per mangiare, come ogni volta non abbiamo fatto i conti con il fatto che oggi è domenica, ma per fortuna una epicerie (poco fornita a dire la verità) è ancora aperta. Pane, salame, formaggio e biscotti come dolce, mega abbuffata nella piazza della chiesa, una chiacchierata sfoggiando un francese che stupisce anche me stesso e poi back on the road verso il Col de Valberg.
Soltanto sei chilometri a pendenze sempre al di sotto del 6%, una passeggiata in teoria, ma non se si ha nello stomaco una tonnellata di roba! In cima trovo un negozio che noleggia bici, chiedo se hanno una sella, per 5 euro mi vendono una sella che solo a vederla fa rabbrividire, vecchia, sporca e tutta sgualcita, vabeh, la prendo e in caso la mia non regga più la sostituirò.
Attraversiamo il superturistico paese e quando ormai siamo rassegnati al fatto che il cartello del passo non esista più eccolo che spunta dietro la curva!
Da qui fino a Guillames è tutta discesa, una picchiata vera e propria, vento caldo in faccia, curve e controcurve che sono una libidine, paesaggio che cambia ancora una volta, più brullo, a tratti arido, ma pur sempre affascinante, in particolar modo la strada che porta al campeggio.
Infatti il camping è fuori dal paese lungo una stradina che costeggia il fiume, il tipo è leggermente scorbutico, ma il campeggio non è male e una volta montate le tende non ci resta che scendere il sentiero per raggiungere il torrente. L’acqua è gelida, ma nessuno mi può impedire di fare il bagno, uno spettacolo, a mollo sotto al sole, che bella vita!
La cena è a base di quello che abbiamo, facciamo fuori una busta e poi salame e wurstel, tutto sommato niente male. Ora siamo in tenda, fuori è appena passato un piccolo temporale, domani ci attendono le Gorges du Daluis come antipasto e poi punteremo dritto verso il Palud-sur-Verdon dove i cugini di Sofia sono accampati per arrampicare nella zona!
GUILLAMES – LA PALUD SUR VERDON / TOUTES AURES
Giornata movimentata quella di oggi, si parte in direzione del Verdon e subito si ha un paesaggio magnifico. Usciti dal campeggio siamo immersi nelle Gorges de Daluis, paesaggio che fa molto Willi E. Coyote, la nostra corsia che si infila nelle gallerie e quella opposta che fa il giro dello sperone.
Si prosegue in discesa, picchiata sotto il sole che oggi non fa nessuno sconto, un dolce scendere, posizione aerodinamica con la mia ruota posteriore che ancora perfetta non è, ma ormai!
Passiamo diversi paesini fantasma e siamo in un batter d’occhio a Les Scaffareles, da qui comincia l’ascesa al Col de Toutes Aures. Diciamola tutta, non è per tirarcela perchè non siamo i tipi, ma dopo le salite percorse gli scorsi giorni questo è quasi un cavalcavia, infatti copriamo i 10 km abbondandi in più o meno un’oretta.
La discesa non è ripida e bisogna pedalare abbastanza, ma quando il Lac de Castillon compare il suo colore azzurro accesso è uno spettacolo per gli occhi!
Costeggiamo la costa di questo lago artificiale e attraversiamo la diga, beh, posso dire di non aver ancora del tutto vinto la paura del vuoto, chissà domani nel Verdon cosa combino! Una bella discesa ci conduce fino a Castellane, un paese molto carino e pieno di viuzze e ristoranti. Pur essendo Ferragosto i negozi sono aperti e travestiti da pirati arrembiamo una boulangerie: pizza, focaccia e dolci sono il nostro mitico pranzo per quest’oggi, la panchina il nostro ristorante preferito.
La digestione oggi si fa prolungata, ripartiamo e la strada si fa più stretta, incominciano a vedersi le tipiche rocce scavate dall’acqua che saranno il paesaggio dei prossimi giorni, il fiume sempre più in basso, la strada contro la montagna e all’idea di un bagno rispondiamo tutti affermativamente. Per cui giù le bici e tutti con le gambe a mollo per una bella mezz’ora, poi ancora in sella per gli ultimi 13 km della tappa fino a Palud sur Verdon.
Ad ogni curva ci si dovrebbe fermare a scattare una foto, il paesaggio è davvero mozzafiato, rocce verticali che vanno giù verso il fiume, non oso immaginare domani lungo la Route des Cretes, chissà che spettacolo!!!
Con due salite di qualche chilometro completiamo l’avvicinamento alla meta, camping municipale Grand Canyon, in tre con tre tende paghiamo la bellezza di 17 euro, incredibile!
Qui a Palud sono accampati anche i cugini di Sofia, nella zona per arrampicare, il tempo di montare le nostre tende a fianco delle loro ed eccoli che arrivano, fuori le birre e si da il via ad un aperitivo che ci stava davvero troppo dentro. Dopo settimane senza birra la testa comincia subito a girare, ottimo, chissà stasera con la grigliata di carne allora!!!
Scatto in paese dopo la doccia alla ricerca di un wifi, ma anche qui per il terzo giorno di fila mi va male, nelle alpi erano decisamente più avanti!
Vabeh, non mi resta che tornare indietro e gustarmi una bella salsiccia e qualche altra prelibatezza preparata dai mitici arrampicatori. La serata come è giusto che sia si fa decisamente alcoolica, un rosato dietro l’altro, poi compare un rosso, poi ancora l’amaro from Ibiza (seccato in men che non si dica), mi alzo un attimo e gli effetti ci sono, vorrà dire che domani la sveglia sarà sicuramente più tardi!
LA PALUD SUR VERDON – LES SALLES SUR VERDON / AYEN
Titolo un po’ strano per il post di oggi, ma secondo me molto adatto a rendere l’idea di quello che abbiamo visto lungo i primi trenta chilometri della tappa, le mitiche Gorges du Verdon e in particolare la famosa Route des Cretes!
Dopo la serata brava di ieri la sveglia non può che essere almeno dopo le 7:30, con calma facciamo colazione insieme alla compagnia cernuschese di climbers e lasciamo asciugare le tende, oggi non ci corre dietro nessuno. Salutati i compagni di campeggio per una notte carichiamo le nostre borse sul portapacchi e partiamo, la Route des Cretes sarà nostra e con la spesa ad aumentare la zavorra cominciamo a salire lungo i ripidi pendii che toccano anche punte oltre il 10%. Sembra assurdo, ma le pendenze più proibitive le abbiamo beccate proprio oggi nel Verdon invece che sui passi alpini.
Si sale per circa sei chilometri, ma è d’obbligo una sosta ad ogni belvedere, il panorama è mozzafiato, pareti verticali a picco sul fiume, qualcosa di mai visto prima, se da un momento all’altro fosse saltato fuori un alieno di Avatar, beh direi che ci sarebbe stato benissimo!
Paragoni cinematografici a parte, si resta incantati a vedere queste creste, non oso immaginare cosa può passare per la testa di uno che si mette a scalarle, no no, sono dei matti!
Belvedere dopo belvedere arriviamo in cima al promontorio con gli avvoltoio che girano in cerchio sopra le nostre teste, pronti a sfruttare l’eventuale momento di defaillane di qualcuno, che a dire la verità tra fatica e caldo non è poi tanto impossibile. Si cominciao a scendere, freni perennemente tirati e anche in discesa dobbiamo fermarci spesso perchè ogni angolo regala viste incredibili sul canyon!
La strada rimane vicino alla roccia e con lo strapiombo a pochi metri sull’altro lato della carreggiata bisogna fare un po’ di attenzione, immersi in questo fantastico panorama completiamo il giro costeggiando il cosiddetto imbuto, forse la zona più affascinante del canyon, dove le pareti sui due lati si avvicinano di più, qualcosa di spettacolare!
Una volta ritornati al paese di La Palud siamo indecisi se proseguire fino a Moustiers Sainte Mairie per mangiare oppure se fermarci subito, ci guardiamo in faccia e abbiamo gli occhi di chi si sbranerebbe qualsiasi cosa, okay, pausa pranzo a La Palud. Tiriamo fuori le cibarie e diamo il via alle danze, pane, prosciutto, formaggio, salame e chi più ne ha più ne metta.
La digestione si fa prolungata, il Col d’Ayen può anche aspettare un attimo, tanto sono soltanto tre chilometri, cosa vuoi che sia!!! Beh, a dire le verità sti tre chilometri dopo la grande mangiata non è che sono proprio una passeggiata, ma riusciamo comunque a conquistare la vetta, l’ultima di una lunga serie, eh già, siamo quasi alla fine!
In picchiata nella foresta, svolta a destra e saliamo verso Moustiers Sainte Mairie, piccolo paesino arroccato sotto le rocce, pieno di negozietti e turisti, un altro mondo rispetto alle montagne!!! Un gelato che costa come l’oro massiccio, un giro della cittadella più la spexa per la sera e siamo pronti a ripartire. Ripercorriamo la strada fino alla rotonda e andiamo dritti verso il lac de Sainte Croix, la nostra meta odierna. Il camping municipale ha scritto fuori che è completo, ma per tre persone in bici conciati in questa maniera trova una piazzola, siamo a cavallo, montiamo l’accampamento e poi parte il cazzeggio spudorato fino all’ora di cena. Qualche crepes e un cordon bleu con un salamino alle erbe della zona che è la fine del mondo, come ammazzacaffè ci viene offerto dal vicino di piazzola un buon mirto, non potevamo chiedere altro!
Domani giorno di riposo, di bonus-day ne avevamo messi in conto anche due, ma il meteo per tutta la settimana è stato perfetto, ma cosa dico, più che perfetto, non aveva alcun senso fermarsi un giorno!!! Per cui dopo ben nove tappe e 632 chilometri conditi da qualche migliaio di metri di dislivello e da gambe che cominciano a risentire giusto quell’attimino di stanchezza ci prendiamo questo day-off. Sveglia quando ci si sveglia e poi tutti al lago per una bella gita in pedalò, tanto per non perdere il vizio!!!
LAC DES SAINTE-CROIX
Meritata giornata di riposo, relax totale a cominciare dalla mattina, nessuna sveglia e la filosofia è quando ci si alza ci si alza.
Facciamo colazione verso le nove e mezza, laviamo due o tre robe che asciugano in un attimo e poi spesa by bike a Les Salles, spendiamo un botto, ma abbiamo le scorte per oggi e domani mattina! Tornati al campeggio faccio finta di saper leggere il francese sfogliando L’Equipe, beh, almeno il senso delle frasi riesco a captarlo, è un buon segno.
Cazzeggiamo alla grande, mando una mail al campeggio di Sainte Maxime di domani per vedere se c’è posto o comunque per avvisarli del nostro arrivo visto che è una zona abbastanza turistica, per ora nessuna risposta, staremo a vedere.
Controlliamo anche i treni per venerdi, tutto regolare anche qui, perfetto, non ci resta che tornare a poltrire, non prima di aver mangiato un buon chorizo a mezzogiorno!
Il programma di questo day off prevede poi un giro in pedalò sul Lac de Sainte Croix, armati di costume ci dirigiamo verso il punto in cui il fiume esce dalle gole e diventa lago. Per avere un pedalò dobbiamo attendere ben due ore, non ci sono problemi, mi metto a mollo nell’acqua!
Sotto il sole cocente attendiamo il nostro turno, ma quando arriva e si entra nelle mitiche gole, non c’è niente da fare, siamo i migliori timonieri di tutto il lago, eh già! Si pedala anche oggi, ma quando mi scatta l’embolo della pazzia mollo la postazione di pedalatore sinistro e con un tuffo a bomba con annesso urlo di guerra indiano sfondo l’acqua in maniera superleggiadra!!! Quando torno in superficie vedo tutti quelli che sono sul ponte applaudire alla grande, wow, scopro però girandomi che tutto quel clamore è indirizzato al tipo che si è tuffato dalla parete. Mi è andata male per cui non mi resta che risalire a bordo e riprendere la mia più consona dimensione.
Dopo un’oretta torniamo alla base, di nuovo al campeggio, doccia bollente e siamo pronti per la cena, e che cena oserei dire. Il nostri vicini di piazzola sono dei camperisti genovesi e ci hanno gentilmente offerto un po’ di pesto fatto in casa con fagiolini e patate, noi ci mettiamo le penne (purtroppo le troffie qui non esistono) e facciamo su una cena coi fiocchi!
Domani ultima tappa prima di tornare, si arriva al mare e qui un bagno con rincorsa alla baywatch non me lo toglie nessuno!
LES SALLES SUR VERDON – SAINTE-MAXIME
Ecco la Costa Azzurra, dopo ben dieci tappe eccoci finalmente sulla costa mediterranea, anche oggi grande tappa e per questo non posso che ringraziare Google StreetView. Ebbene si, le alternative oggi erano davvero tante, tante strade tra cui scegliere per raggiungere Sainte Maxime, ma quale?! Tramite le funzionalità delle mappe di Google mi sa che abbiamo messo giù un itinerario coi fiocchi!
Si parte alle 7:30 ed è record per il trio delle meraviglie, la Baronchelli si è munita della nuova sella visto che ho avuto qualche problemino alla gamba dovuto alla postura un po’ storta, il pit-stop è velocissimo e prima di colazione l’operazione “sostituzione sella” è completata, si può partire, let’s go!
C’è ancora un po’ di salita oggi, subito all’inizio e poi un gran bel scendere prima verso Aups e poi verso Lorgues, siamo carichi di brutto e grazie anche alle pendenze favorevoli in buona parte della tappa la media oggi è stratosferica! Una tartelette alle mele per spuntino e poi si continua verso Vidauban, è un po’ presto, ma l’appetito ci assale, panchina all’ombra e comincia il banchetto, solito menù di mezzogiorno, breve pennica e poi sotto il grande solleone imbocchiamo una strada spettacolare, non proprio una gran furbata!
Per raggiungere il mare si devono superare delle colline, al posto di prendere la grande statale a due corsie svoltiamo dentro a questa stretta stradina immersa nella macchia mediterranea, profumi tipici delle zone costiere, caldo asfissiante e un gran bel piacere di pedalare su questo asfalto sinuoso, curva, controcurva e zero traffico.
Sali e scendi, rapportone e in poco tempo completiamo l’ascesa, l’ultima di tante fatiche in questo cicloviaggio, si gira a destra e poco più in là ecco il mare, la mer, the sea, oggi siamo multilanguage!
Giù a cannone passando per Plan de la Tour, una Coca ghiacciata alla goccia e poi via verso il camping La Beaumette, pensavamo di trovare tanta gente, invece il campeggio non sembra neanche un tipico campeggio da città di mare, fa giusto il caso nostro! Montiamo l’accampamento con tutta la calma, sono solo le 15:30 per cui cazzeggio libero in piazzola e poi verso le 17:00 inforchiamo ancora la nostra fidata compagna di viaggio per raggiungere la spiaggia. Beh, onestamente mi aspettavo un mare migliore, ma siamo proprio sulla spiaggia della città e forse lo dovevamo prevedere, ma non importa, per un bagno simbolico va benissimo!
Foto da pirla a parte (omaggio a una vecchia foto) ci godiamo alla grande questo bagno mediterraneo e andiamo alla ricerca di un posto che non sia troppo da papponi per brindare alla fine di questo epico viaggio, alla fine scegliamo forse l’unico bar in cui un succo costa più di una panachè!
La cena di oggi è all’insegna di “quel ca ghem” e andiamo di risotto alla milanese (che ci portiamo dietro dal primo giorno e non potevamo assolutamente riportarlo in patria) e di salsicce, biscotti a volontà come dolce e tante, troppe cazzate!
Un mitico cicloviaggio è volato via in un batter d’occhio, mi sembra ieri che stavamo là a scalare il Piccolo San Bernardo o il Galibier e invece domani saremo già di ritorno con quella che possiamo definire l’Odissea su rotaia!!! Partiremo da Saint Raphael e cambieremo prima a Nizza, poi a Breil-sur-Roya e infine a Torino per giungere a Milano alle 21:45, minuto più, minuto meno. Per chi vuole venirci incontro sulla riva del naviglio per una pedalata notturna al chiaro di luna ci diamo appuntamento dove ci si incrocia, tanto la strada è quella!
Come sempre c’è quel misto di tristezza e soddisfazione nello scrivere queste parole, la tipica sensazione di fine viaggio, ma per chiudere in bellezza alziamo un bicchiere verso il cielo e brindiamo a questa strepitosa Route des Grandes Alpes & Verdon! KEEP GOING!
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Ebbene si, sto scrivendo da casa, si è ufficialmente concluso questo mitico cicloviaggio, ma l’ultimo giorno non è privo di avventure, anzi!!! Smontiamo le tende davvero in maniera super veloce, ormai siamo degli automi e alle 7:30 siamo già in strada, direzione est lungo il mare, verso Saint Raphael, costeggiando il mediterraneo sotto le luci dell’alba, l’atmosfera perfetta per un happy ending.
In poco più di un’ora e mezza arriviamo alla stazione e la prima cosa che facciamo è metterci in coda per i biglietti, tempo cinque minuti e la carinissima commessa delle SNCF ci spiega tutto. Al contrario di quanto avevamo preventivato (St.Raphael – Nizza – Breil – Torino – Milano) la ragazza di dice che è più veloce cambiare a Nizza e poi a Ventimiglia, da qui parte un treno che va fino a Milano senza dover cambiare da nessuna parte. Ripetiamo all’infinito “Nous avons les velos!!!” e la tizia annuisce e ci dice che non ci sono problemi, orario di arrivo previsto nel capoluogo lombardo 18:55.
Ci posizioniamo sul binario, fermata in curva, arriva il treno, carichiamo una bici, con la seconda abbiamo qualche problema perchè un pedale si incastra nel gradino, risolviamo l’intoppo e il treno comincia a muoversi, Claudio e la sua bici sono ancora a terra, panico!!! Afferro il manubrio della bici e la scaravento sul vagone, Claudio salta su con una mossa degna di un film western, ci facciamo una risata (anche se non sarebbe proprio il caso) e proseguiamo verso Nizza.
Il cambio a Nice Ville va a gonfie vele, ma i problemi arrivano a Ventimiglia quando scopriamo che il treno indicatoci dalla ragazza francese dei biglietti è in realtà un Intercity che non può caricare le biciclette, alè!!! Tutti i capotreni in banchina non sanno nulla, scattiamo al centro informazioni e ci dicono di prendere quello delle 13:53 per Genova, ma sono le 13:52, perso inevitabilmente!
Torniamo al centro informazioni per capire la soluzione più veloce e avrei volentieri sfondato il vetro per dargliene quattro alla simpatica tizia delle FS, a parte “Ma non dovete fare i biglietti in Francia” con conseguente risposta “Ok, la prossima volta vado in Svezia a farli, non si preoccupi” ci dice che dobbiamo ricomprare i biglietti per il regionale, ma stiamo scherzando, non ci pensiamo neanche. Così attendiamo due ore e poi finalmente si parte, Liguria coast to coast fino a Genova e cambio per Milano al binario 17, un su e giù per le scale e siamo sull’ultimo treno, l’Odissea sta per finire!
Accampati sui gradini di un treno da terzo mondo poco dopo le 21:00 siamo in zona di arrivo, Claudio scende a Rogoredo poichè così è più comodo per tornare a San Donato, mentre Sofia ed io scendiamo a Lambrate, baci, abbracci e strette di mano e ci diamo appuntamento per una birretta post-viaggio a data da destinarsi!
Da Lambrate imbocchiamo la ciclabile della Martesana e con i miei che ci sono venuti incontro in tandem torniamo verso casa, stanchi più oggi di qualsiasi altro giorno di pedalata, avrei fatto il Galibier due volte piuttosto.
Viaggio in treno a parte, mi viene davvero strano scrivere questo post seduto sulla sedia della mia stanza, ormai ci avevo preso la mano a scrivere in tenda oppure nel punto più scomodo del campeggio, ma da dove si prendeva meglio la connessione.
Mancherà stasera il rumore dei sacchetti e delle borse (soprattutto quelle di Sofia), la luce del mio frontalino che ora va e che ora non va più, mancherà l’atmosfera di dormire in tenda, che in pratica è un telo, ma che in realtà per dodici notti è stata la mia casa, mancherà tutto quello che c’è stato in questo viaggio, un cicloviaggio che personalmente ho voluto fortemente ed ero motivatissimo e convintissimo nel volerlo affrontare e che ho potuto condividere con due splendidi compagni di viaggio!