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Rifugio Tavecchia

Rifugio Tavecchia

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L'idea di raggiungere il rifugio Tavecchia in bici è nata verso Gennaio navigando qua e là cercando percorsi nella zona di Lecco da poter fare con la One Hundred Black, strade magari poco trafficate, messe male, nascoste e poco conosciute, tra una googlata e l'altra era saltato fuori questo rifugio!

Saltata verso Marzo la ciaspolata notturna organizzata, ecco che insieme a Paolo ci proviamo in bicicletta a Giugno, ma le condizioni atmosferiche non sono quelle di Giugno, infatti quando partiamo diluvia, ma la voglia di conquistare il Tavecchia è troppo alta per fermarci.

Salita fino al Colle Balisio, imbocchiamo la ciclabile della Valsassina fino a Introbio e da lì comincia la spettacolare e allo stesso tempo durissima salita verso il rifugio, sono 10 chilometri esatti con una pendenza media del 11.1%, una delle più dure salite che ho affrontato in questi due anni con la nuova bici.

La pioggia sembra smettere, il caldo e l’afa sono tremendi, maglietta completamente aperta e fatica immensa sui muri che la Val Biandino propone, muri che ti si presentano dopo una mezza curva, rettilineo di 400-500 metri con pendenza costante, il fondo della strada dissestato e ghiaioso, rivoli d’aqua che lo attraversano il tutto immerso nel bosco e senza una macchina che sia una, una strada stupenda di quelle che piacciono a me!!!

La pioggia si fa più insistente e approfittiamo di una cappella per ripararci un attimo e addentare un pezzo di cioccolato, non siamo nemmeno a metà della salita, e probabilmente il pezzo più duro deve ancora arrivare!!!

Ripartiamo e Paolino se ne va, è in forma il ragazzo, mentre il sottoscritto con il 30-28 sale in modo scomposto a 3.5 km/h ed è in questi momenti che desideresti avere un rapporto in più, spingi la leva e invece non scatta niente, cazzo!!!

In questi momenti ogni scusa è buona per una foto, sono pendenze importanti, si va su lentamente sbandando ogni tanto da un lato all’altro cercando di stare sul tratto messo meglio del cemento, ma non sempre si riesce.

Nonostante la bassa velocità e la durezza della salita riesco a farla tutta in sella senza mai scendere a spingere, tentazione che a volte mi prende, ma vuoi l’orgoglio, vuoi il fatto che sai che ce la puoi fare, il piede rimane agganciato e tiri fuori le forze da non so dove, certo che però la mia faccia in certe foto vale più di mille parole (e grazie Paolo per questi scatti che mi fanno impazzire!).

Ultima pausa, proprio sotto la rampa finale, circa 30 metri di sofferenza, ma già sento il profumo della polenta e dello spezzatino uscire dalle finestre del rifugio, sono quelli che mi spingono in questo ultimo tratto!!! Ci cambiamo prima di entrare e poi partiamo a mangiare e lì non ci ferma nessuno: gnocchetti panna e speck, polenta con spezzatino, brasato, filetto, capriolo, formaggi con marmellata, caffè e genepi!!! Tanta tanta roba al prezzo onesto di 20€.

Siamo pronti a risalire in sella, pesiamo forse un chilo in più, ma tanto è discesa, tecnica e difficile, obiettivo evitare i sassi e le zone più sconnesse, freni perennemente tirati su queste pendenze.

Scendendo ti accorgi di quanto tirava la strada, e di come questa si incastrava nella stretta Val Biandino, una strada davvero spettacolare! Arrivati a Introbio proseguiamo in discesa fino a Primaluna, qui attraversiamo il fiume e riprendiamo in leggera salita la ciclabile fino a Barzio dove finisce (ma in teoria arriverà fino a Lecco prima o poi).

Salita per tornare al Colle Balisio e poi ancora discesa fino alla macchina, gambe a pezzi, morale a mille, ci battiamo un cinque e ci mangiamo gli ultimi viveri rimasti nella borsa. Una giornata difficile dal punto di vista metereologico, ma stupenda per la compagnia, la strada, il rifugio e per le sensazioni vissute!