Come l’anno scorso, anche quest’anno siamo andati tutti a Firenze, un solo obiettivo, portare a casa quel suicidio ciclistico della Muretti Madness e completare nuovamente Il Trittico!
Firenze è un po’ come una gita scolastica, si respira l’aria di festa già la settimana prima, mezza giornata di lavoro il venerdi, bici in macchina e si parte con il navigatore puntato verso la città medicea.
Il percorso studiato dai Cicloidi è anche quest’anno degno di un elettrocardiogramma sottosforzo irregolare, il Garibaldi multicolore presenta muri rossi e arancioni a non finire conditi da ben quattro muri #MinchiaBestia, quelli che fanno male!
Dopo la cena di venerdi sera dire che siamo pimpanti la mattina sarebbe troppo, ma in qualche modo riusciamo ad aprire gli occhi, alzarci, vestirci e raggiungere il quartier generale della Muretti al Rari Nantes lungo l’Arno.
Qualche preparativo, colazione con due brioche, caffè e spremuta, adesivo da panico e paura sul telaio e si parte!
Decido di anticipare un po’ la partenza rispetto al gruppetto dei Cicloidi, voglio andare al mio ritmo e soprattutto all’inizio per me è fondamentale non andare fuori giri.
Il freddo è tagliente, ma il calore della Firenze alle prime luci del mattino aiuta a scaldare le gambe e lo spirito.
Poco più di due chilometri e si comincia, Santa Maria a Montici prima e il Viuzzo di Monteripaldi (altro versante dell’arcigno Monteripaldi dello scorso anno) poi sembrano fatti apposta per testare la gamba. Sembra esserci, i fegatini della sera si fanno sentire, ma la gamba risponde bene!
Segue il primo muretto da tre stelle di Via Viviani, breve, ripido, qui si comincia a vedere la doppia cifra per qualche decina di metri.
Siamo a sud dell’Arno e ciò significa passaggio obbligato in Piazzale Michelangelo, l’atmosfera è poetica, il sole che illumina la città e il cupolone di Brunelleschi a dominare la scena. Tanto bello quanto bastardo, perchè è con questo scenario che si approccia il muro dell’Erta Canina!
Il terrorismo psicologico da social su questa salita è stato fortissimo e aveva tutte le ragioni per esserlo.
Un drittone di soli 300 metri, pendenza media del 14%, fondo in pavè sconnesso interrotto da canaline sporgenti, unica via di salvezza uno stretto cordolo sulla sinistra.
Puoi scegliere, sfidare l’equilibrio salendo per il cordolo rischiando di sbandare contro il muro oppure affrontare in maniera più epica il pavè?
Ovviamente opto per la seconda opzione, quasi sdraiato sul manubrio, le canaline che fanno impennare la bici, una fatica tremenda, ma che bomba!
Discesa veloce e poi in rapida successione arrivano Via Foscolo, Via Pescaia e Via Vecchia di Pozzolatico, una tripletta da tre-quattro-tre stelle.
In fondo alla discesa si svolta a destra su Via Luigiana e all’imbocco del muro il peloton Cicloidi mi aggancia, la fuga non s’ha da fare nemmeno oggi e per tenere le ruote del gruppetto adesso ci devo dare dentro!
L’asfalto impenna di nuovo, prima Colleramole (due stelle), poi sarebbe meglio non guardare il Garibaldi perchè arriva la prima death sequence del giorno.
Non guardare l’altimetria! C’è questa voce nella mia testa, almeno fino al ristoro non guardare l’altimetria sul Garmin, lascia perdere, soffri, in silenzio, è meglio così.
Decido di anticipare un po’ la partenza rispetto al gruppetto dei Cicloidi, voglio andare al mio ritmo e soprattutto all’inizio per me è fondamentale non andare fuori giri.
Il freddo è tagliente, ma il calore della Firenze alle prime luci del mattino aiuta a scaldare le gambe e lo spirito.
Poco più di due chilometri e si comincia, Santa Maria a Montici prima e il Viuzzo di Monteripaldi (altro versante dell’arcigno Monteripaldi dello scorso anno) poi sembrano fatti apposta per testare la gamba. Sembra esserci, i fegatini della sera si fanno sentire, ma la gamba risponde bene!
Si riparte, stomaco pieno, culo sulla sella, manica corta e 20°C, temperatura perfetta per affrontare i Santi Martino e Michele.
Sul primo ci attende l’ammiraglia Cicloidi guidata dal Arian e tutta la batteria di fotografi con Eloise e Ivan che scattano a raffica andando a cogliere le nostre facce distrutte.
Siamo oltre la metà del percorso, tratto di trasferimento passando dal paese di Bartali, sta per arrivare la seconda sequenza spaccagambe.
Forse meno dura sulla carta, ma cominciamo ad avere quasi 2000 metri di dislivello nei quadricipiti e la sequenza Via della Pietrosa – Via della Croce – Via di Vernalese è davvero mortale!
La fortuna è dalla nostra parte, se così vogliamo vederla.
Il gruppetto si ricompatta e si rifiata un attimo, stiamo per attraversare l’Arno per entrare negli ultimi 30 km e questo vuol dire 11 muri alla fine per più di 1000 metri di dislivello.
Si parte tra i muri a secco di Via Lorentino, si prosegue senza interruzione su Via Doccia, e due sono andati. Neanche il tempo di riempire i polmoni e siamo già sul #MinchiaBestia di Via Pastorella, quella che Matteo, master and commander del percorso, ha definito una bastardata ignorante.
Si sale ancora verso il Campeggio, discese contorte con spettacolare vista sulla città e breve pausa nella piazza di Fiesole per una Coca-Cola fresca e qualche caramella, c’è bisogno di zuccheri.
La discesa del Mondiale 2013 è forse l’ultimo momento di relax prima della fine, c’è da affrontare il San Bartolo e poi deviare in modo del tutto insensato, ma allo stesso tempo godurioso, sul pavè di Via Lastra e sulle pendenze di Via Concezione.
Possiamo dirlo? Siamo in dirittura di arrivo?
Si riparte, stomaco pieno, culo sulla sella, manica corta e 20°C, temperatura perfetta per affrontare i Santi Martino e Michele.
Sul primo ci attende l’ammiraglia Cicloidi guidata dal Arian e tutta la batteria di fotografi con Eloise e Ivan che scattano a raffica andando a cogliere le nostre facce distrutte.
Siamo oltre la metà del percorso, tratto di trasferimento passando dal paese di Bartali, sta per arrivare la seconda sequenza spaccagambe.
Forse meno dura sulla carta, ma cominciamo ad avere quasi 2000 metri di dislivello nei quadricipiti e la sequenza Via della Pietrosa – Via della Croce – Via di Vernalese è davvero mortale!
La fortuna è dalla nostra parte, se così vogliamo vederla.
Il gruppetto si ricompatta e si rifiata un attimo, stiamo per attraversare l’Arno per entrare negli ultimi 30 km e questo vuol dire 11 muri alla fine per più di 1000 metri di dislivello.Ebbene si, possiamo dirlo, può partire la sigla di “Muretti all’Arrivo”!
Dopo lo scatto di Paolo rimaniamo in quattro: Vitto aka 2CStampe aka Cicloidi & Pop Ambassador, Francesco aka Strict aka Tornanti.cc, Gabriele degli Scappati di Casa e ovviamente il sottoscritto aka Mr Martesana Van Vlaanderen aka “Giopirotta portaci in Europa”.
Un gruppetto eterogeneo e in quattro chilometri abbiamo un #MinchiaBestia nero, un cinque stelle (che non è il cornetto Sammontana) e un altro #MinchiaBestia finale, ci sarà da divertirsi!
Il primo muro è Via della Pietra, poco più di 100 metri, bastardissimo, più di due minuti per arrivare in cima, sampietrini rossastri scivolosi, qualcosa di diabolico e tremendo.
In quel momento lo odi, a freddo diventa invece un muro fighissimo.
Via Salviati quest’anno si fa in discesa, Fiesole è proprio davanti a noi e per tornarci imbocchiamo la Badia Fiesolana.
Partono dolori dappertutto, fiato che comincia a scarseggiare, resisti cazzo, resisti!
Stop, incrocio, svolta a sinistra, la strada principale non ci garba, meglio prendere la strettoia sulla sinistra, 1100 metri al 12% medio, la mitica Vecchia Fiesolana, benvenuti all’inferno!
Non si scherza un cazzo, obiettivo non fermarsi, portarla a termine in un colpo solo, ce l’ho fatta finora, non posso mollare all’ultimo.
Riesco a scattare qualche foto all’inizio, poi la testa si abbassa, l’occhio è rivolto all’asfalto, i due tornanti li prendo larghissimi, sto salendo bene, o almeno questa è la sensazione, sto soffrendo come un porco, ma sto soffrendo bene!
La Vecchia Fiesolana è stronza, non molla mai, però è abbastanza costante e permette di trovare il ritmo giusto, un sorriso per la stampa, ma forse sono solo denti stretti, le forze sono al lumicino, è fatta, sono in cima. Vaffanculo Vecchia Fiesolana!
Discesa fino all’arrivo e come al solito è festa grande, pasta, birra, amaro del capo, cori senza senso, sorrisi, racconti, amici!
Arriva anche il Pop Peloton, sparpagliati qua e là arrivano a tutti ed è questo il bello, non c’è gara, non c’è classifica, siamo qui a Firenze perchè amiamo soffrire in sella ad una bicicletta, ci piace pedalare, fare fatica, ci piace bere la birra e sfondarci di pasta.
Il Trittico 2017
A Inzago siamo partiti in più di 550, eravamo circa 260 alla partenza di Bergamo lo scorso Giugno, a Firenze siamo partiti in 190. In totale fanno 1000 partecipanti, di cui 43 di questi hanno completato Il Trittico portandosi a casa una bellissima medaglia di plastica e un pezzo di carta con tre timbri!
Ma dietro questa medaglia e questo foglietto non c’è solo Martesana Van Vlaanderen, Coppa Asteria e Muretti Madness!
Dietro tutto questo c’è passione, sudore, fatica, madonne, ore senza dormire, ci sono gambe a pezzi, piedi a terra, c’è il Padernmuur, il San Vigilio e l’Erta Canina, ci sono amici e fidanzate che sopportano il nostro disagio e poi ci siete voi ed è tutto bellissimo!