Terzo appuntamento de Il Trittico, dopo il Martesana Van Vlaanderen lungo il Naviglio omonimo e l’Adda e dopo i muri in pavè della Coppa Asteria di Bergamo ecco che tocca Firenze ospitare questo numeroso gruppo di pazzi.
Quest’anno sarà la terza edizione, ebbene si, i ragazzi dei Cicloidi sono tre anni che organizzano questa splendida agonia intorno alla città e sono stati subito entusiasti nel partecipare a questa sorta di circuito che dall’idea di Daniele “Cap” de La Popolare Ciclistica è diventato poi Il Trittico. Per cui dall’alto del fatto che la Muretti è la decana delle classiche del Trittico, è giusto e doveroso che Firenze sia la tappa conclusiva di questa follia!
La data è perfetta per un weekend allungato, insieme a Maddi ci organizziamo per passare qualche giorno nella città dei Guelfi e Ghibellini, io mi spaccherò il giorno della Muretti e insieme ci faremo un giro nel Chianti nei giorni successivi. Programma perfetto, si parte!
Dopo un venerdi passato salendo tutti gli scalini del campanile di Giotto e mangiando lampredotto in tutte le sue varianti ecco che arriva il grande giorno. Il ritrovo è fissato al quartier generale di Ciclica in Piazza Ravenna alle 07:00. C’è ancora buio e non fa per niente caldo, ma il calore che si respira alla partenza è strepitoso!
Il classico e sempre affascinante Garibaldi da attaccare al telaio non manca nemmeno qui, uno non ci fa caso subito, ma quando poi lo legge attentamente vede che sono ben ventinove i muri da affrontare, ci sono muri “gialli”, muri “arancioni”, poi ci sono quelli “rossi”, ma soprattutto saltano agli occhi i cinque muri “neri”, quei maledetti bastardi!
Tra i partecipanti ci sono facce conosciute sia al Martesana Van Vlaanderen che alla Coppa Asteria, con molti so già che li vedrò adesso e non li vedrò più se non all’arrivo! Mi piacerebbe affrontare la Muretti con loro, ma vanno troppo forte ed essendo un peso massimo con struttura da velocità che va piano anche in pianura e che ben poco si addice a pendenze in doppia cifra, ecco che devo cercare compagni di avventura della mia stazza.
Niente paura, strada facendo i primi muri faranno selezione, difatti non bisogna aspettare molto, tempo qualche chilometro e si sale immediatamente sul Palmerino e il Barbacane, seguiti a ruota dalla salite del Mondiale di Firenze, quella tanto ripida quando infima Via Salviati! Rapida discesa e si comincia ad andare verso nord, qualche tornante in rapida successione, siamo sul cosiddetto Strettoio, salita lunga e irregolare in mezzo agli ulivi con il sole ancora basso, difficile non innamorarsi.
Non si è ancora formato il gruppetto, sono rimasto un attimo attardato, ma ecco da dietro sento il rumore dei pignoni incandescenti dei Cicloidi e della delegazione bergamasca de La Popolare Ciclistica. Tra un respiro profondo e l’altro in qualche modo ci si saluta, poi li vedo sparire dietro la curva, ma prima o poi arriverà la discesa, il mio terreno preferito!
Si rende necessaria una pausa caffè, il gruppo si ricompatta e da qui si riparte insieme a quello che in seguito abbiamo battezzato “gruppo velocisti”. Insieme al buon Max “Giro del Demonio” Bigandrews, l’inseparabile duo formato da Marco e Daniele e i mitici Davide e Fabio decidiamo di proseguire insieme nel nostro lento calvario della Muretti Madness!
Ci tocca in primis il muro di Capornia, ripida discesa e poi l’ostica salita di Caldine, prima il segmento rosso della Ferrovia, subito dopo i due tratti neri denominati Garage (un nome un programma) e Finale, nel senso che è la fine per le tue gambe, non che è la fine della salita!
Ho nuovamento perso il treno del gruppetto, ma l’appuntamento ce lo siamo dati a Fiesole, solo che per arrivarci c’è di mezzo il muro di Fontelucente seguito in rapida successione dalla mitica Vecchia Fiesolana e dal muro di Via Duprè, accoppiata amata, odiata, storica e affascinante, si arriva in piazza e poi giù in picchiata con una vista spettacolare sulla città. Ma cosa si può volere di più?
Il ristoro si sta avvicinando, c’è qualche chilometro tranquillo prima del segmento giallo della Capponcina, qualche tratto in contromano e finalmente il ristoro nella piazza di Settignano: pane e marmellata, qualche fetta di torta, una panino con la nutella da mangiare subito e poi un secondo da portare dietro.
Saluto Maddi e le altre ragazze del ristoro, l’obiettivo è raggiungere i compagni di avventura che avendo mancato la deviazione hanno saltato il banchetto e sono andati avanti. Tramite chat mi dicono che sono fermi in fondo alla discesa a mangiare qualcosa da un paninaro, di mezzo però c’è la doppietta rossa Cioli 1 e Cioli 2!







Una discesa senza toccare i freni, una coca-cola e un caffè mentre gli altri azzannano i loro ricchi panini, si risale in sella e non c’è niente di meglio di quella stronza di Via Rosa per testare le gambe dopo il pranzo.
Si comincia a soffrire per davvero, si fa sentire la stanchezza, ennesima discesa, ancora uno strappo verso l’alto fino a Montegirone e poi un tratto quasi tranquillo, un giallo e due arancioni prima della casellina nera di quel mostro del Bigallo!
Ci siamo ormai spostati a sud-est di Firenze, tocca alle salite di Rimaggio e di Croce fare da antipasto, ormai le gambe sono al lumicino e all’arrivo mancano ancora 40 chilometri, meglio non guardare quanti muri ci sono ancora da affrontare!
Il Garmin va in auto-pause praticamente un secondo si e uno no, maledico i Cicloidi, partono madonne e imprecazioni di vario genere, il Bigallo sta mietendo vittime, ormai si avanza a zig-zag, è una lotta alla sopravvivenza.
La pausa è necessaria, qualcuno si mangia una barretta, si cerca in qualche modo di fare stretching, qualunque cosa è buona per far riposare un po’ i quadricipiti.
Forza ragazzi, ne mancano cinque, cinque muri racchiusi in tredici chilometri, un profilo da elettrocardiogramma sotto sforzo, il mio però è più vicino alla linea piatta!
Al km 95 è il momento del Sant’Ilario, al 98.7 tocca alla Certosa, entrambi arancioni per preparare la strada al rosso fuoco di Luigiana dove lo zig-zag diventa regola.
Siamo a sud della città, là dove si nasconde il mostro più infimo di tutta la Muretti, quello che i Cicloidi hanno genialmente posto come penultimo muro, eccolo, è lui, il Monteripaldi! Solo dei veri sadici avrebbero potuto pensare a una cosa del genere, ma la Muretti è così, bisogna essere malati per inventarla e ancora più matti per partecipare.
Il gruppetto si prepara, momento di silenzio, all’improvviso ecco il rumore dei cambi, all’unisono tutte le catene salgono sul pignone più grande, ripartono le madonne, bruciano i muscoli, si addenta il manubrio, occhi fissi sull’asfalto, la bicicletta rischia di impennarsi e tu come uno stronzo la ricacci sull’asfalto, non finisce, non finisce più!
Arrivo a 100 metri dalla fine, intravedo più avanti il punto dove spiana leggermente, ma non ce la faccio davvero più, scendo e spingo, Monteripaldi hai vinto tu oggi, ma la sfida si rinnoverà l’anno prossimo, questo è sicuro!
Eccolo il gruppetto velocisti, in cima, ansimante, completamente a pezzi, solo l’ultimo strappetto di Santa Margherita ci separa dall’arrivo, ma è davvero una pura formalità arrivati fino a qui.
Ultimo chilometro, non c’è la folla a bordo strada, non c’è volata, non c’è lo striscione di arrivo, c’è però l’emozione di aver portato a termine la Muretti Madness, di aver completato tutte le prove de Il Trittico, ci sono gli abbracci con i compagni di avventura, le risate con quelli che hanno già la birra in mano, a proposito dov’è la mia birra? Eccola, adesso possiamo ragionare meglio, sfinito, svuotato, completamente a pezzi, ma sono contento come un bambino di aver finito questa pazzia e di avere al collo la fantastica medaglia di finisher!
Il Trittico 2016
Il Trittico 2016 ormai è chiuso, tre percorsi, tre luoghi completamente diversi tra loro, segmenti sterrati, pavé, muri impossibili, strade nascoste e sconosciute, città d’arte, sudore, fatica, gambe a pezzi e fiumi di birra! Il Martesana Van Vlaanderen, la Coppa Asteria e la Muretti Madness sono eventi per gente malata di salite, ma non ricoverateci, a noi piace così.
Prima della Muretti Madness Firenza era la cupola del Brunelleschi, il David di Michelangelo, il campanile di Giotto e Santa Maria del Fiore, Firenze era la Galleria degli Uffizi e Ponte Vecchio. No! Firenze non è niente di tutto ciò. Firenze è la rampa di garage di Caldine, la Vecchia Fiesolana, il ristoro di Settignano, Firenze è Via Rosa, il maledetto Bigallo e il lastricato di San Miniato, Firenze è quel bastardo di Monteripaldi, Firenze è pura sofferenza, la gamba che non gira più, la birra, la pasta e la fantastica compagnia.
Firenze è la Muretti Madness, è Il Trittico insieme al Martesana Van Vlaanderen e alla Coppa Asteria, è una medaglia al collo, un sorriso, un abbraccio, un’altra birra, Firenze è la conclusione che poi è solo l’inizio di una figata pazzesca!