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Ghetto Cross 2017

Ghetto Cross 2017

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Da qualche anno il movimento del ciclocross singlespeed ha preso piede nel nord Italia, eventi semi-organizzati, classifiche alla buona che alla fine guardano in pochi, posti dimenticati e affascinanti, ma soprattutto un gruppo di amici con in comune la passione per una delle discipline ciclistiche più belle e in voga del momento.

Siamo nella periferia est di Milano, in uno dei parchi che nel bene o nel male ha fatto la storia della città! La location è il Parco Lambro e l’evento è quello che hanno chiamato Ghetto Cross.

I ragazzi de La Stazione delle Biciclette sono i padroni di casa, percorso segnalato, autorizzazione a girare in bici nel parco, i tracciatori Pigi e Francesco hanno fatto un lavoro fenomenale!

Dopo esserci registrati per la gara presso il campo base di Cascina Biblioteca ci dirigiamo nel Parco. Non sono solo, ci sono anche Maddi e mio papà che si divertiranno a scattare centinaia di foto lungo il tracciato con splendidi risultati!

Mi aggancio subito a un gruppetto di ragazzi e cerchiamo di capire quale sia il percorso, ma così a prima vista non appare immediatamente chiaro. Per me è un’occasione per scoprire il parco, non ci ero mai stato e già solo il fatto che il percorso salga in cima alla collinetta mi fa illuminare gli occhi. Ho capito, questo Ghetto Cross sarà una bomba!

Veloce briefing sul piazzale e poi tutti in sella per il giro di ricognizione, saremo circa una sessantina di persone e durante questa perlustrazione si capisce subito che il clima è quello giusto.

Il giro di prova si rivela utilissimo, prima di tutto perchè si può memorizzare il più possibile il percorso e poi per decidere quale sia il rapporto con cui affrontare la gara. Infatti, essendo l’evento dedicato alle singlespeed, chi è munito di cambio deve scegliere una corona e un pignone e tenere quello dall’inizio alla fine!

Nessuno verrà a controllare se durante la prova hai toccato la leva del cambio perchè ti stavi per piantare in salita, però diciamo che barare non è proprio nella filosofia del Ghetto, per cui se ti capita non fare lo stronzo e soffri!

Insomma, appurato che davanti non posso che scegliere il 30 mi si apre un dilemma sul pignone, quale scegliere? Tratti in piano veloci è vero che ce ne sono, ma la maggior parte su fondo irregolare, un rapporto troppo lungo rischia di farmi piantare sulla collinetta, uno troppo corto mi farebbe frullare all’inverosimile sul piano. Devo trovare una via di mezzo! Alla fine opto per un 30-17 sperando che i miei coscioni riescano a spingerlo fino alla fine.

Siamo pronti, le bici sono per terra, noi siamo a circa una ventina di metri, parte il countdown: tre, due, uno…
Al via scatta un boato ignorantissimo, il primo che si avventa in mezzo alla bici inciampa su una e poi ancora su un’altra, qualcuno si defila onde evitare di cadere, qualcuno salta le bici come una volta si saltavano i fossi per la lunga, THE RACE IS ON!

Avevo lasciato la mia One Hundred Black appoggiata al cestino per filmare la partenza, la prendo, la giro, qualche passo di corsa, salto e su e si parte. L’inizio è concitato, rettilineo, curva a sinistra, leggera discesa su fondo sconnesso, la strada si stringe, ripida cunetta e poi un tratto nella ghiaia, nei primi 300 metri abbiamo già cambiato tre superfici.

Si passa in mezzo agli alberi, due bambini che sventolano la bandiera delle Fiandre sono il segnale che comincia la salita, ma non su strada o sentiero, ci tocca fare le scale! Sgancia il pedale, salta giù, bici in spalla e corri bastardo!

Al primo giro chiaramente tutti vogliono farle il più in fretta possibile, arrivo in cima e capisco che non ho più il fiato, ma non si può mollare, bisogna salire ancora, questa volta su asfalto. A un certo punto tornante strettissimo a sinistra, non facile da gestire perchè poi si comincia a pedalare sull’erba in costa alla collinetta, si supera un gradino e qualche radice e siamo quasi in cima.

La discesa è spettacolare, primo tratto in mezzo alle foglie e poi una picchiata invisibile fino all’ultimo sull’erba che si chiude passando sotto i rami di un albero. Ma non è finita qui, perchè sotto il fogliame c’è la sabbia e quindi giù tutti a spingere prima della doppia curva in mezzo agli alberi.

Ecco che finalmente arriva un tratto in cui si può respirare, o meglio, dove io decido di respirare, perchè chi ne ha spinge forte anche sul prato in riva al laghetto. Tornati per una decina di metri su asfalto si ritorna nella zona della partenza, passaggio dietro lo skate park, si attraversa la stradina e poi un rapido su e giù sull’erba facendo lo slalom tra alberi e cespugli.

Breve discesa per prendere un po’ di velocità, poi tocca scendere dalla bici, caricarla in spalla e salire qualche scalino in pietra. La rampa è breve, qui si può correre per davvero senza rischiare di rimanere senza fiato ed è divertentissimo fingersi a turno lo Sven Nys del Parco Lambro!

Rapidamente si rimette il culo sulla sella, tratto veloce, altra piccola discesina, curvone a destra e poi si sta in costa all’altra collinetta del parco. Due loschi figuri attendono i partecipanti, l’avevano dichiarato che avrebbero fatto una sorpresa, ma Vitto e Matteo si sono superati! I loschi figuri sono due cazzoni giganti armati di spada pronti a incitare i partecipanti in uno dei tratti più duri del circuito.

L’ignoranza è massima, il divertimento è totale, si dice che per fare ciclocross bisogna avere le cosiddette BIG BALLS, qui al Ghetto Cross non abbiamo solo le palle a quanto pare!

Si prosegue veloci aggirando la cima della collina, una discesa con gradino assassino nascosto dalle foglie immette su tratto in piano da percorrere però con attenzione, strettoia e poi ancora sul prato verso la strada lastricata che porta nuovamente sul piazzale del traguardo.

Si prosegue a tutta frullando sui pedali, vengo sorpassato da tantissima gente, la testa della corsa mi doppia a metà del mio quarto giro, non faccio neanche finta di provare a stargli dietro, vanno troppo forte, ma non me ne frega niente, mi sto divertendo un casino e vorrei che non finisse mai!

Ho sentito lo spirito fiammingo scorrere nelle vene, i campanacci dei tifosi lungo il percorso, la birra della sera precedente entrare in circolo, l’acido lattico aumentare dopo ogni rampa di scale, questo è il Ghetto Cross e per una mattina il Parco Lambro sembrava il Belgio, quel posto dove il ciclocross è religione!